Crisi dei microchip, cosa succede a carte e bancomat?
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Direttore: Alessandro Plateroti

Crisi dei microchip, cosa succede a carte e bancomat?

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La crisi dei microchip ha avuto inizio già nel 2020, con l’introduzione delle misure restrittive che hanno limitato le importazioni.

Da qualche anno stiamo assistendo alla crisi dei microchip a livello globale. La scarsa reperibilità dei semiconduttori sta diventando un grosso problema per diversi settori, da quello automobilistico alla produzione di bancomat e carte con microchip.

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I settori delle automobili, della telefonia e della tecnologia stanno risentendo della crisi dei microchip. La situazione si è aggravata a causa delle pesanti restrizioni inflitte dai governi nel tentativo di contenere la pandemia, e successivamente il conflitto tra Russia e Ucraina ha contribuito alla diminuzione dei flussi produttivi. Nella fattispecie, mancano le materie prime per la produzione di semiconduttori. Questo rende difficoltosa la produzione di tessere sanitare, bancomat, carte di credito e carte d’identità elettroniche.

Ma quali sono le cause di questa situazione? Innanzitutto l’offerta risulta essere inferiore alla domanda. La situazione negli anni è cambiata, e rispetto a cinque anni fa i tempi di consegna dei microchip utilizzati nei sistemi di sicurezza bancaria informatica si sono allungati fino a toccare le 52 settimane, rispetto alle precedenti 27 del periodo pre-pandemia.

La pandemia

La crisi dei microchip ha avuto inizio già nel 2020, con l’introduzione del lockdown e delle misure restrittive che hanno coinvolto l’interno mondo. A causa di queste restrizioni le consegne di materiali si sono ridotte considerevolmente.

Per quanto riguarda le importazioni, uno dei primi Paesi produttori che fornivano all’talia materiali era proprio la Cina. Ma i rapporti commerciali sono stati ostacolati dalla politica “zero covid” adottata da Pechino.

La guerra tra Russia e Ucraina

Anche la guerra tra Russia e Ucraina ha giocato un ruolo fondamentale. Difatti, l’Ucraina risulta essere uno dei principali esportatori di “C4F6” e di neon. Si tratta di gas utili per l’incisione laser dei wafer di silicio con cui si costruiscono i chip.

Invece, la Russia esporta grandi quantità di palladio, un metallo usato in lega con vari altri metalli nell’industria elettrica. L’assenza di neon e palladio ha rallentato l’industria di assemblaggio dei chip creando numerosi problemi nei diversi settori in cui vengono impiegati.

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ultimo aggiornamento: 31 Agosto 2022 10:10

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